mercoledì 28 novembre 2012

Incidenti stradali strani sulla A19 Palermo-Catania oppure Haarp .


Incidenti stradali strani sulla A19 Palermo-Catania oppure Haarp .

a19
Incidenti stradali, abbastanza strani, stanno interessando un tratto dell’Autostrada A19 che collega le città siciliane di Palermo e Catania. Non si sa se siano delle coincidenze a fare aumentare la statistica sugli incidenti, nel tratto di A19, oppure se si stia verificando un fenomeno che, fino a questo momento, non trova una spiegazione plausibile. Ciò che è accaduto, comunque, è fuori dall’ordinario: fari e motore si spengono, di colpo, ed il guidatore perde controllo del proprio veicolo.
Il tratto autostradale interessato agli incidenti stradali è quello della galleria di Tremonzelli, sempre sulla A19, che manda in tilt autovetture di ogni tipo, provocando incidenti a catena. E’ l’interrogativo per gli esperti dopo l’ennesimo, strano, incidente nella galleria lungo la Palermo-Catania. L’ultima persona ad esserne coinvolta è un collega giornalista, che guidava lungo il tratto autostradale in questione.
La dinamica è sempre la stessa: l’auto entra in galleria, quando, all’improvviso, arriva un black-out che blocca ogni dispositivo della vettura. I fari ed il motore si spengono ed il guidatore perde il controllo del proprio veicolo. Esperti dei Vigili del Fuoco e altri tecnici stanno prendendo in esame ogni elemento per spiegare lo strano fenomeno. Sembra di assistere, ancora una volta, ad altri strani fenomeni che sono accaduti, sempre in Sicilia, a Caronia, dove una serie di incendi si alimentavano improvvisamente all’interno delle abitazioni del paesino.
Anche in quel caso, esperti di tutte le forze dell’ordine si sono arrovellati il cervello per cercare di spiegare i corto-circuiti che si sviluppavano vicino alle abitazioni. Anche le Ferrovie dello Stato hanno prestato i loro ingegneri, nel tentativo di dare una spiegazione. Aspettiamo una risposta anche per gli strani black-out lungo la A19 tra Palermo e Catania.

domenica 25 novembre 2012

Servizi deviati: di nuovo e sempre!


Servizi deviati: di nuovo e sempre!



Politici spiati e minacciati dai servizi segreti? L’interrogativo tiene banco in queste ore nei palazzi della politica romana, e presto sarà al centro dell’attenzione della procura di Reggio Calabria dov’è pendente un’inchiesta che ha come parte lesa il parlamentare del Pdl, Italo Bocchino, uno dei parlamentari che sarebbero stati minacciati e pedinati.
Troppe coincidenze fanno da sfondo a una vicenda oscura che coinvolgerebbe altri esponenti politici oltre al vicepresidente dei deputati del Pdl che quand’era al Copasir criticò l’opera di smantellamento delle «reti» del Sismi in Irak all’indomani del ciclone Abu Omar.
Per iniziare a districarsi in questo ginepraio occorre dare un’occhiata alla domanda di autorizzazione a procedere dell’acquisizione dei tabulati telefonici di Bocchino inoltrata alla Camera dal procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone. Il quale, in merito all’indagine che sta conducendo la collega pm Carmela Squicciarini, riporta una nota del sostituto dove si ricostruisce parte della storia.
Questa: il 1º febbraio scorso Bocchino si presenta alla polizia postale e presenta una querela contro ignoti per aver ricevuto sul suo cellulare personale, il giorno prima, alle ore 20.44, un sms di minacce. Le prime indagini permettono di risalire a un numero che apparterrebbe a una cabina pubblica di Reggio Calabria. Per andare avanti con gli accertamenti sui tabulati, però, c’è bisogno di un’autorizzazione della Camera.
«Ciò posto – scrive infatti il pm Squicciarini – l’identificazione del mittente, autore del reato, non può che avvenire previa acquisizione dei tabulati relativi al traffico telefonico, limitatamente al giorno ed alla fascia oraria di interesse dell’utenza in uso al querelante, al fine di individuare esattamente la postazione telefonica utilizzata e quindi di verificare l’eventuale presenza di servizi di videosorveglianza ivi installati, che abbiano ripreso il soggetto intento a scrivere l’sms e/o a ricostruire la storia del mezzo di pagamento utilizzato al fine di risalire all’utilizzatore della carta prepagata, o di altra carta di pagamento, sulla scorta del traffico telefonico che risulti essere prodotto con il medesimo mezzo di pagamento».
La procura chiede soprattutto di poter visionare i tabulati di Bocchino «limitatamente al periodo compreso tra le ore 20 e le ore 21 del giorno 31 gennaio 2010». Che poi è lo stesso arco di tempo in cui sempre da Reggio Calabria, sempre dallo stesso numero, un minuto prima, e un minuto dopo le minacce a Bocchino, altri sms di minaccia venivano recapitati sui cellulari riservati di almeno altri due importanti 007. E se l’utenza di Bocchino poteva essere a conoscenza di più persone, i numeri dei funzionari dei servizi segreti erano sconosciuti a tutti, tranne a Forte Braschi.
Le minacce via sms, dunque, sembrano scritte dalla stessa mano. A che pro? Non è dato saperlo. A meno che non si voglia dare credito alle voci di pedinamenti, da parte di elementi distaccati del Sismi in un «raggruppamento», che avrebbero interessato altri politici, tra cui lo stesso Bocchino. Il quale sarebbe stato avvertito di queste «attenzioni» particolari da un «addetto ai lavori».
Di ciò l’esponente del Pdl avrebbe anche discusso a quattr’occhi con l’ammiraglio Bruno Branciforte, successore di Pollari alla guida del Sismi per nomina del governo Prodi. Il quale proprio a Bocchino avrebbe chiesto un appuntamento per spiegare che lui non sapeva niente delle «voci» circa l’esistenza di una struttura, alle sue dirette dipendenze, che pedinava politici e ministri.
Richiesto di una conferma o di una smentita, Italo Bocchino si è trincerato dietro un cauto no comment: «La questione è estremamente delicata, di questo non parlo certamente coi giornalisti. Confermo solo, visto che c’è una richiesta di acquisizione dei tabulati, l’inchiesta di Reggio nata in seguito ad alcune strane minacce che ho ricevuto sul mio apparecchio. Sul resto non dico niente. Se, e quando, il magistrato riterrà opportuno convocarmi, allora in quella sede dirò tutto ciò di cui sono venuto a conoscenza».
A dirla tutta, già a metà novembre Bocchino era stato fatto oggetto di avvertimenti minatori («Bastardo agente segreto»), provenienti stavolta da una cabina pubblica alle periferia est della capitale. E sempre a novembre ad alcuni 007 erano giunti avvertimenti simili
Si fa, dunque, irrespirabile l’aria nell’Aise, scosso sia dalla bufera giudiziaria che ha defenestrato l’ex direttore Nicolò Pollari, sia dalle rivelazioni di Francesco Cossiga – uno che di intelligence sa più di chiunque altro – che il 15 luglio denunciava «l’irritualità» di contatti segreti tra 007 e pm avvenuti prudenzialmente, guarda la coincidenza, da una cabina telefonica dentro l’Aise. Ancora Cossiga il 28 luglio scorso denunciò intercettazioni e pedinamenti di 007 «a membri del governo».
E il 2 ottobre, interrompendo un’intervista col Giornale, rispose in modo piccato al suo interlocutore: «Ma ti rendi conto? Io pedinato da una Punto bianca, la mia scorta se ne è accorta, e sai di chi era? Dell’Aise, era. Dove vogliamo arrivare? Davvero vuoi che la prossima volta faccia un’interrogazione con numero di targa e meno degli occupanti?».
In questo clima di caccia alle streghe c’è chi ha rispolverato un’altra strana storia che ha per oggetto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Tempo addietro, nei pressi della sua abitazione, la scorta si accorse di un’auto sospetta sotto casa. Fece un controllo e le persone che sedevano nell’abitacolo si qualificarono come carabinieri alle prese con un’indagine. Gli angeli custodi del ministro si appuntarono i nomi e i numeri di targa. L’indomani svilupparono i controlli: ai carabinieri, però, quei nomi non risultavano, eppoi la macchina era stata presa a noleggio.
Da chi? Dall’Aise. Che si giustificò spiegando che «ovviamente» non era il ministro l’oggetto del loro appostamento ma una società cinese di un palazzo di fronte. L’entourage del ministro oggi conferma che effettivamente l’utilitaria sotto il palazzo era dell’Aise ma che, «ovviamente», non era lì per Roberto Maroni bensì per indagini che riguardavano ben altre questioni. Una coincidenza, l’ennesima. «Ovviamente».

Misteriosa malattia trasforma i bambini in "Zombie"


Misteriosa malattia trasforma i bambini in "Zombie"oppure il controllo cerebrale 

In Uganda sta accadendo qualcosa di insolito. Peccato che i media nostrani, come al solito, non stiano dando molto risalto alla notizia, ma il Paese africano sembra essere piagato da una misteriosa malattia che colpisce specialmente i bambini, trasformandoli in ciò che alcuni definiscono fin troppo audacemente "zombie".

La malattia è stata definita "Nodding Disease", e ha costretto migliaia di bambini a lasciare la scuola per via di inspiegabili attacchi simili quelli di natura epilettica, che sembrano lentamente modificare la personalità degli adolescenti.

Una ragazzina ugandese di nome Pauline, ad esempio, ha lasciato la scuola ormai da anni, e non riesce più a ricordare nemmeno come si usa una matita. "La sua personalità è molto cambiata rispetto a prima. Quando è nata era normale. Ora si limita a vagare senza alcuno scopo" spiega la madre Grace Lagat.

La CNN è stata uno dei primi organi di stampa a riportare la notizia e ad intervistare la signora Lagat, i cui bambini sono stati entrambi colpiti dalla misteriosa malattia. "Quando vado in giardino, li lego con il tessuto. Se non li legassi, una volta tornata in casa non li troverei più".

I bambini colpiti dalla malattia, una volta legati, iniziano a masticare i loro legacci di tessuto come animali rabbiosi, ed è proprio questo comportamento, unito ai cambiamenti della personalità, ad aver fatto nascere la diceria sugli zombie.

Gli infetti non si limitano a questo genere di comportamento: in alcuni casi, i bambini danno volontariamente alle fiamme le case dei loro compaesani, e fino ad ora pare siano coinvolti nella morte di oltre 200 persone. 

Fino ad ora la malattia sembra colpire ragazzi di età non superiore ai 19 anni, e la maggior parte degli infetti è composta da bambini da 3 a 11 anni.
Durante gli attacchi, i bambini fanno cenni ripetitivi con il capo, movimenti che hanno dato il nome alla malattia (nod = annuire). L'anomalia di questi attacchi sta nel fatto che sembrano venire "innescati" da alcune particolari situazioni, come i cambiamenti del tempo atmosferico.

Nodding Disease

In realtà, questa malattia non è del tutto nuova alla scienza: negli anni '60, in Sudan, si verificò un caso molto simile a quello ugandese, e la malattia contagiò bambini anche in Libia e Tanzania.
L'epidemia in Uganda, tuttavia, è una situazione del tutto nuova, ed è probabilmente causata da un virus/parassita/batterio del tutto nuovo, probabilmente più resistente e versatile di quello sudanese di 50 anni fa.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità sta tenendo traccia della diffusione della malattia. "La situazione è disperata, ve lo assicuro" spiega il dottore ugandese Joaquin Saweka. "Immaginate di essere circondati da 26 bambini, e 12 di essi mostrano i segni della malattia".

Ma nessuno è ancora sicuro di cosa stia realmente causando l'epidemia, cosa che contribuisce a diffondere l'idea superstiziosa che i bambini si stiano trasformando in zombie.


Una delle ipotesi sull'origine della malattia è la "mosca nera", un insetto che vive nella regione, in grado di trasportare il verme parassita Onchocerca Volvulus. Questo parassita è responsabile della oncocercosi, una malattia infettiva definita anche "cecità fluviale" dato che, nelle ultime decadi, ha reso cieche oltre tre milioni di persone in tutto il mondo.

E' possibile che la mosca nera (del genere Simuliidae) trasporti un altro parassita in grado di causare i sintomi riscontrati in Uganda, ma almeno il 7% dei bambini infetti non vive nelle regioni infestate da questo insetto.

"Per prima cosa abbiamo steso una rete di ipotesi. Abbiamo poi escluso tre dozzine di potenziali cause, e ora stiamo lavorando ad una manciata di possibilità" spiega Scott Dowell, membro del Center for Disease Control. "Sappiamo da esperienze passate che una malattia sconosciuta potrebbe finire per avere conseguenze globali".

I trattamenti per l'epilessia sembrano solo essere parzialmente efficaci, e non riescono a fermare l'avanzamento della malattia. Dopo anni di attacchi, i bambini non riescono più a camminare e si trascinano per terra, incapaci di eseguire movimenti complessi con gli arti. 
Le capacità intellettive si degradano, e riducono un bambino perfettamente in salute ad un quasi-vegetale, incapace di parlare, violento e completamente diverso dal ciò che era prima della malattia.

Questa malattia colpisce l'Uganda ormai da diversi anni, e solo ora ha raggiunto le pagine di un giornale. "La gente del posto si lamenta perchè pare che le vite di un Paese in via di sviluppo abbiano meno valore delle vite di un Paese occidentale" spiega Saweka. "Quando si conoscono le cause, si trova una cura. Ora si cerca solo di alleviare i sintomi, non ci aspettiamo di poter curare nessuno".

sabato 24 novembre 2012

QUEGLI STRANI SUICIDI

QUEGLI STRANI SUICIDI

Da Renzo Rocca ad Adamo Bove. I tanti casi misteriosi all'ombra dei servizi segreti della nostra storia recente

Le persone che portano alla luce verità scomode non sono minimamente tutelate e corrono pericoli a tutti i livelli, nella completa indifferenza delle istituzioni che anzi le crocifiggono con tali procedure impedendo loro una vita normale. Vorrei citare  alcune strane morti di uomini suicidati, all’ombra dei servizi, spesso nell'imminenza di una deposizione. Ne cito alcuni in quanto la lista è lunga, non menzionerò quelli “scomparsi” sperando un giorno  di ritrovarli vivi.
Il Colonnello Renzo Rocca. Morì il 27 giugno del 1968, nel suo ufficio a Roma, ufficialmente si è sparato. Nel suo ufficio si precipitarono, prima ancora della polizia, ufficiali del SID e della Divisione Affari Generali e Riservati del Ministero dell'Interno. Il Magistrato incaricato di indagare, Pesce, non credeva al suicidio e venne rimosso dall'incarico.
Il Maresciallo Vincenzo Li Causi. Comandava il Centro Scorpione di Trapani. Era in contatto con il Gladiatore Nino Arconte, fu ucciso da un proiettile vagante durante la missione IBIS in Somalia.
Il Colonnello Mario Ferraro. Ufficiale del SISMI, fu trovato impiccato in casa a Roma. Era un uomo molto alto, si impiccò al portasciugamani del bagno...in ginocchio. Era il 16 luglio del 1995. Anche sul luogo della sua morte, prima della polizia, si precipitano ufficiali dei servizi. La sua compagna e i magistrati non credono al suicidio. I magistrati rubricano l'ipotesi di istigazione al suicidio, contro ignoti,  in quella di omicidio. L'inchiesta si chiude come suicidio.

Il Generale Enrico Mino, comandante generale dell'Arma dei Carabinieri. Muore il 31 ottobre del 1977, l'elicottero su cui viaggiava esplode in volo.
Il Generale Antonino Anzà. Generale di corpo d'armata, in servizio al SID, viene  trovato morto nella sua abitazione, per un colpo al cuore esploso dalla sua pistola. Ufficialmente: suicidio.
Il Generale Giogio Manes, Vice-comandante dell'Arma, beve un caffè in ufficio, e muore dieci minuti dopo. Infarto?
Il Generale Carlo Ciglieri. Aveva ricevuto un rapporto dal Generale Manes sulla fuga di notizie in merito al Piano Solo.  Esce di strada con la sua macchina, il 27 aprile 1969.

Di seguito  una lista di personaggi passati a “miglior vita” che erano tutti  coinvolti nel Ustica.
Maresciallo Zummarelli, travolto da una Honda 600 nel periodo in cui era impegnato nelle indagini sul Mig libico. Poco tempo prima aveva confidato ad un amico giornalista, Gaetano Sconzo, di temere per la propria vita
- Maresciallo Antonio Muzio, ucciso con tre colpi di pistola nell'addome mentre si trovava nella sua casa di Pizzo Calabro, il quale aveva lavorato all'aeroporto di Lamezia Terme: uno scalo direttamente coinvolto nella vicenda del Mig libico, del suo recupero sulla Sila e della sua restituzione a Gheddafi (dal settimanale Europeo n. 9 del 28 febbraio 1992)
- Colonnello Sandro Marcucci, precipitato col suo Piper il 2 febbraio 1992 sulle Alpi Apuane. L' Europeo riporta: L'aereo brucia, va in fumo, c'è chi giura di aver visto l'aereo perdere stranamente quota e all'improvviso. Poi, mistero nel mistero, nella bara viene ritrovato un pezzo del motore: è tutto fuso, tranne un tubicino di gomma. Il fuoco ha sciolto il metallo ma non la gomma. Ma chi l'ha nascosto nelle sue spoglie? Il quotidiano Il Tirreno parla di un'intervista in cui, appena cinque giorni prima della sua morte, il colonnello Marcucci aveva duramente attaccato, accusandolo di corruzione, il generale dell'Aeronautica Zeno Tascio, comandante dell'aeroporto di Pisa dal 1976 al 1979, responsabile dei servizi segreti dell'Aeronautica all'epoca del disastro di Ustica, e oggi inquisito nell'inchiesta del DC9.  Le caratteristiche delle bruciature, riscontrate sui reperti del piccolo velivolo e sulla persona del colonnello Marcucci, hanno alimentato il sospetto di sabotaggio. La magistratura sta ancora indagando sulla possibilità che il Piper sia precipitato per lo scoppio di un ordigno al fosforo collocato sotto il pannello dei comandi
Ivo Nutarelli e Mario Naldini morti insieme a Giorgio Alessio, capitani della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori nella tragedia di Ramstein (Germania). In quella circostanza si sono contati fra i civili ben 51 morti e 400 feriti. L'ipotesi della collisione in volo sembra poco fondata: da un filmato risulta la presenza sospetta, su una terrazza, di due persone non identificate che, rimanendo appartate, maneggiano un telecomando; l'incidente pare sia avvenuto proprio sulla loro perpendicolare, in corrispondenza della loro posizione. Il fatto che i capitani Nutarelli e Naldini dovessero comparire davanti al giudice pochi giorni dopo perché erano in possesso di qualche importante informazione circa il disastro di Ustica - i giudici volevano infatti chiedere loro il motivo per cui, la notte del disastro, si erano levati in volo ed erano stati costretti a rientrare. Nella tragedia di Ramstein  lo scoppio e la fiammata si sono  verificati dopo che le due pattuglie si erano incrociate, escludendo l'ipotesi della collisione e sorge il sospetto che l'incidente sia stato in realtà un attentato per ridurli al silenzio.
- Capitano Maurizio Gari, controllore di volo nel centro radar di Poggio Ballone, stroncato all'età di 32 anni da un misterioso e non verificato infarto.
- Maresciallo Alberto Dettori, dello stesso centro radar, trovato appeso ad un albero.
- Maresciallo Antonio Pagliara morto in un incidente stradale
- Colonnello Giorgio Teoldi, comandante dell'Aeroporto Militare di Grosseto morto in un  incidente stradale.
Giorgio Furetti, Sindaco di Grosseto, poco tempo dopo aver manifestato l'intenzione di volere raccontare ai giudici una circostanza appresa indirettamente muore anche lui. Investito da un motorino.
- Generale Licio Giorgieri , morto in un attentato terroristico, comandante del Registro Aeronautico Italiano
Michele Landi, il 4 aprile 2002 - consulente informatico per l'omicidio D'Antona e delle procure di Roma e Palermo, confessa agli amici di essere a conoscenza di novità su Ustica: suicidio per impiccagione.
L'ultimo, poco più di un anno fa: Adamo Bove, ex poliziotto e responsabile della security governance di Telecom Italia, saltato giù da un viadotto della Tangenziale di Napoli il 21 luglio 2006 .

La lista delle morti sospette è molto lunga. Forse troppo lunga per sostenere la tesi delle coincidenze, non ho mai creduto alle coincidenze, ho sempre sostenuto quello che diceva George Orwell: “Chi controlla il passato controlla il futuro, chi controlla il presente controlla il passato”.

venerdì 16 novembre 2012

I campi elettromagnetici…la pandemia del terzo millennio.


I campi elettromagnetici…la pandemia del terzo millennio.
Inizio quest’articolo raccontando un episodio realmente accaduto. Circa tre anni fa mi trovavo a un convegno scientifico e l’argomento trattato era la Multiple Chemical Sensitive (MCS), sull’invito c’era scritto a chiare lettere di non usare profumi e di tenere il cellulare spento all’interno della sala conferenze.

Spensi il cellulare e sedetti in prima fila, a circa un’ora dall’inizio dei lavori, dalla parte opposta della sala, rispetto alla mia posizione, una signora dai modi garbati chiese di spegnere il cellulare a chi l’avesse lasciato in funzione. Istintivamente chiesi all’amico seduto vicino a me se avesse lasciato acceso il cellulare e per tutta risposta mi disse che era silenziato…!  Lo invitai a spegnere immediatamente. Di là dell’episodio comico e singolare, rimasi colpito dalla sicurezza con cui la signora chiese di spegnere l’apparecchio, con buona pace di chi invoca patologie psicosomatiche non causate dall’influenza dei campi elettromagnetici.

E’ da allora che mi interesso con più attenzione degli Elettromagnetic Field (EMF) e dei danni che provocano. Nell’ambito della fisica quantistica, agli inizi degli anni ottanta un gruppo di scienziati austriaci s’interessò ai biofotoni, a guidare questo gruppo era il dottor F.A.Popp, che con le sue ricerche affermava che il DNA emetteva biofotoni nel momento in cui la  doppia elica si srotola e arrotola, a essere pignoli, il picco maggiore d’emissione della radiazione elettromagnetica si ha nel momento in cui si srotola.

Popp ci fa vedere il DNA, i nostri geni, da un altro punto di vista e non più come un set di “caratteri tipografici” preordinato e fisso per l’assemblaggio delle proteine, ma come un qualcosa che sovraintende a tutti i processi cellulari attraverso la via elettromagnetica. Studi successivi hanno convalidato quanto affermato da Popp,  infatti, dimostrano che esiste una precisa frequenza di risonanza per ognuno degli elementi essenziali per la cellula: calcio, magnesio, sodio, potassio solo per citare i più conosciuti. Le frequenze alle quali ci si riferiva ricadono nell’intervallo tra 10 e 100 Hz. Oggi sappiamo che queste forze fanno si che avvengano le modificazioni delle proteine e di conseguenza la variazione della configurazione spaziale del DNA.

Quando siamo esposti ai campi elettromagnetici degli elettrodotti, antenne, cellulari… si alterano le frequenze di oscillazione dei nostri elementi con conseguente disfunzione delle “pompe ioniche” che sono i sistemi che badano a concentrare i vari elementi nei posti opportuni per un corretto funzionamento delle cellule, dei tessuti e quindi dell’organismo (il sodio, per esempio, deve essere concentrato con un meccanismo attivo all’interno della cellula, il potassio all’esterno).

Oggi si pensa che gli aminoacidi coinvolti nella sintesi delle proteine abbiano capacità di risonanza con i domini di frequenza, di conseguenza anche le proteine hanno un proprio assetto elettromagnetico. La neuroscenziata Candace Pert, ha dimostrato come i neuropeptidi, che sono grosse molecole proteiche, col compito di mettere in comunicazione tra loro le cellule nervose, abbiano capacità di “antenna“ e fanno si che il sistema nervoso, endocrino e immunitario siano un tutt’uno funzionale.  Questi tre sistemi formano un’unica grande rete intelligente chiamata “ network psicosomatico” fondamentale per l’omeostasi dell’intero organismo.

Ciò premesso, si conferma che esistono sistemi di comunicazione tra cellule non solo a livello biochimico ma anche elettromagnetico: Sistema Bioconduttivo Connessionale (BCS) che può facilmente essere alterato dai campi  elettromagnetici. Il DNA è parte di “circuiti oscillanti cellulari” capaci di vibrare elettricamente sotto lo stimolo di onde elettromagnetiche, conferisce agli esseri viventi proprietà di generatori di oscillazioni elettromagnetiche, quindi possiamo vedere l’uomo come un campo energetico dinamico e interattivo.

Siamo portati a modificare la concezione meccanico- chimica, che la medicina ha dell’uomo, in una concezione futuribile: l’uomo elettromagnetico, forse un nuovo paradigma. Quest’uomo elettromagnetico si è appena affacciato all’orizzonte e lo vediamo immerso nell’elettrosmog che gli sta creando disfunzioni, infatti è  crescente nella comunità scientifica la preoccupazione per i danni alla salute causati dai cosidetti Elettromagnetic Field (EMF). L’Organizzazione Mondiale per la Sanità la descrive come Idiopatic Environmental Intolerance, ma è solo una definizione senza criteri di classificazione e diagnosi ed è curioso che molti sintomi sono comuni ad altre patologie quali:

1) Multiple Chemical Sensitive  (MCS) persone che si ammalano anche se esposte a basse concentrazioni di sostanze chimiche.
2) Sick Building – Syndrome  (SBS)
3) Cronic Fatigue Syndrome (CFS)

Secondo uno studio tedesco s’ipotizza che l’esposizione a telefoni cellulari e /o cordless ha causato problemi di salute ad una buona percentuale di popolazione,  altri studi sempre recenti effettuati in territorio europeo prevedono che entro il 2017 il cinquanta percento della popolazione  potrebbe divenire sensibile (Hallberg 2006). Sono stati eseguiti studi importanti che ci danno il quadro reale della situazione, compresi quelli in palese conflitto d’interesse, ma senza polemizzare piace ricordare il lavoro che, secondo me, rimarrà una pietra angolare, quello dell’oncologo scandinavo Hardell, che consiglio come lettura a chi volesse approfondire le proprie conoscenze e verificare se il nostro fosse allarmismo gratuito.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha inserito i cellulari, ma il riferimento è anche ai campi elettromagnetici, nel Gruppo 2B che significa un possibile rischio cancerogeno. La IARC lo dice per il tramite del coordinatore dei trentuno scienziati di paesi diversi che hanno preso parte ai lavori: “Le prove che si vanno accumulando sono ormai sufficienti a motivare l’inclusione delle radiofrequenze elettromagnetiche tra gli agenti classificati come 2B, cioè appunto come possibili cancerogeni”. Una riflessione finale, non sottovaluterei la tesi di Serge Latouche, economista e filosofo francese che parla di decrescita intelligente, anche in Italia, qualcuno comincia a proporre questo modello, era ora!

Dott. Maurizio Proietti
Ricercatore dell’International Society of Doctors for the Environment (ISDE)
Responsabile del settore prevenzione della scuola di formazione di medicina generale (SAMG)

Dott. Rita Martani
Psicoterapeuta Psicosomatista, Collaboratore Scientifico in Neuropsicologia Policlinico Umberto I, Roma
I campi elettromagnetici…la pandemia del terzo millennio.
Inizio quest’articolo raccontando un episodio realmente accaduto. Circa tre anni fa mi trovavo a un co
nvegno scientifico e l’argomento trattato era la Multiple Chemical Sensitive (MCS), sull’invito c’era scritto a chiare lettere di non usare profumi e di tenere il cellulare spento all’interno della sala conferenze.

Spensi il cellulare e sedetti in prima fila, a circa un’ora dall’inizio dei lavori, dalla parte opposta della sala, rispetto alla mia posizione, una signora dai modi garbati chiese di spegnere il cellulare a chi l’avesse lasciato in funzione. Istintivamente chiesi all’amico seduto vicino a me se avesse lasciato acceso il cellulare e per tutta risposta mi disse che era silenziato…! Lo invitai a spegnere immediatamente. Di là dell’episodio comico e singolare, rimasi colpito dalla sicurezza con cui la signora chiese di spegnere l’apparecchio, con buona pace di chi invoca patologie psicosomatiche non causate dall’influenza dei campi elettromagnetici.

E’ da allora che mi interesso con più attenzione degli Elettromagnetic Field (EMF) e dei danni che provocano. Nell’ambito della fisica quantistica, agli inizi degli anni ottanta un gruppo di scienziati austriaci s’interessò ai biofotoni, a guidare questo gruppo era il dottor F.A.Popp, che con le sue ricerche affermava che il DNA emetteva biofotoni nel momento in cui la doppia elica si srotola e arrotola, a essere pignoli, il picco maggiore d’emissione della radiazione elettromagnetica si ha nel momento in cui si srotola.

Popp ci fa vedere il DNA, i nostri geni, da un altro punto di vista e non più come un set di “caratteri tipografici” preordinato e fisso per l’assemblaggio delle proteine, ma come un qualcosa che sovraintende a tutti i processi cellulari attraverso la via elettromagnetica. Studi successivi hanno convalidato quanto affermato da Popp, infatti, dimostrano che esiste una precisa frequenza di risonanza per ognuno degli elementi essenziali per la cellula: calcio, magnesio, sodio, potassio solo per citare i più conosciuti. Le frequenze alle quali ci si riferiva ricadono nell’intervallo tra 10 e 100 Hz. Oggi sappiamo che queste forze fanno si che avvengano le modificazioni delle proteine e di conseguenza la variazione della configurazione spaziale del DNA.

Quando siamo esposti ai campi elettromagnetici degli elettrodotti, antenne, cellulari… si alterano le frequenze di oscillazione dei nostri elementi con conseguente disfunzione delle “pompe ioniche” che sono i sistemi che badano a concentrare i vari elementi nei posti opportuni per un corretto funzionamento delle cellule, dei tessuti e quindi dell’organismo (il sodio, per esempio, deve essere concentrato con un meccanismo attivo all’interno della cellula, il potassio all’esterno).

Oggi si pensa che gli aminoacidi coinvolti nella sintesi delle proteine abbiano capacità di risonanza con i domini di frequenza, di conseguenza anche le proteine hanno un proprio assetto elettromagnetico. La neuroscenziata Candace Pert, ha dimostrato come i neuropeptidi, che sono grosse molecole proteiche, col compito di mettere in comunicazione tra loro le cellule nervose, abbiano capacità di “antenna“ e fanno si che il sistema nervoso, endocrino e immunitario siano un tutt’uno funzionale. Questi tre sistemi formano un’unica grande rete intelligente chiamata “ network psicosomatico” fondamentale per l’omeostasi dell’intero organismo.

Ciò premesso, si conferma che esistono sistemi di comunicazione tra cellule non solo a livello biochimico ma anche elettromagnetico: Sistema Bioconduttivo Connessionale (BCS) che può facilmente essere alterato dai campi elettromagnetici. Il DNA è parte di “circuiti oscillanti cellulari” capaci di vibrare elettricamente sotto lo stimolo di onde elettromagnetiche, conferisce agli esseri viventi proprietà di generatori di oscillazioni elettromagnetiche, quindi possiamo vedere l’uomo come un campo energetico dinamico e interattivo.

Siamo portati a modificare la concezione meccanico- chimica, che la medicina ha dell’uomo, in una concezione futuribile: l’uomo elettromagnetico, forse un nuovo paradigma. Quest’uomo elettromagnetico si è appena affacciato all’orizzonte e lo vediamo immerso nell’elettrosmog che gli sta creando disfunzioni, infatti è crescente nella comunità scientifica la preoccupazione per i danni alla salute causati dai cosidetti Elettromagnetic Field (EMF). L’Organizzazione Mondiale per la Sanità la descrive come Idiopatic Environmental Intolerance, ma è solo una definizione senza criteri di classificazione e diagnosi ed è curioso che molti sintomi sono comuni ad altre patologie quali:

1) Multiple Chemical Sensitive (MCS) persone che si ammalano anche se esposte a basse concentrazioni di sostanze chimiche.
2) Sick Building – Syndrome (SBS)
3) Cronic Fatigue Syndrome (CFS)

Secondo uno studio tedesco s’ipotizza che l’esposizione a telefoni cellulari e /o cordless ha causato problemi di salute ad una buona percentuale di popolazione, altri studi sempre recenti effettuati in territorio europeo prevedono che entro il 2017 il cinquanta percento della popolazione potrebbe divenire sensibile (Hallberg 2006). Sono stati eseguiti studi importanti che ci danno il quadro reale della situazione, compresi quelli in palese conflitto d’interesse, ma senza polemizzare piace ricordare il lavoro che, secondo me, rimarrà una pietra angolare, quello dell’oncologo scandinavo Hardell, che consiglio come lettura a chi volesse approfondire le proprie conoscenze e verificare se il nostro fosse allarmismo gratuito.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha inserito i cellulari, ma il riferimento è anche ai campi elettromagnetici, nel Gruppo 2B che significa un possibile rischio cancerogeno. La IARC lo dice per il tramite del coordinatore dei trentuno scienziati di paesi diversi che hanno preso parte ai lavori: “Le prove che si vanno accumulando sono ormai sufficienti a motivare l’inclusione delle radiofrequenze elettromagnetiche tra gli agenti classificati come 2B, cioè appunto come possibili cancerogeni”. Una riflessione finale, non sottovaluterei la tesi di Serge Latouche, economista e filosofo francese che parla di decrescita intelligente, anche in Italia, qualcuno comincia a proporre questo modello, era ora!

Dott. Maurizio Proietti
Ricercatore dell’International Society of Doctors for the Environment (ISDE)
Responsabile del settore prevenzione della scuola di formazione di medicina generale (SAMG)

Dott. Rita Martani
Psicoterapeuta Psicosomatista, Collaboratore Scientifico in Neuropsicologia Policlinico Umberto I, Roma

Arma per trasformare persone in "zombie"! L'esercito americano si ispira ai Pokemon!


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Arma per trasformare persone in "zombie"! L'esercito americano si ispira ai Pokemon!







Una volta gli alti ufficiali statunitensi hanno preso in considerazione l'idea di creare armi “non letali” che avrebbero letteralmente “zombificato” chiunque nel raggio di centinaia di metri. Curiosamente hanno citato una trasmissione televisiva giapponese come loro musa ispiratrice. 

Nel 1997 un episodio del popolare cartone animato “Pokemon” ha provocato in quasi 700 telespettatori giapponesi, di cui la maggior parte bambini, una serie di malesseri che andavano dalla vista annebbiata, ai capogiri e alla nausea per arrivare fino ad iperventilazione, convulsioni e addirittura epilessia e casi di cecità temporanea.


Queste gravi reazioni sono state provocate dalla scena di un'esplosione virtuale durante la quale sullo schermo è apparsa per un attimo una luce rossa e blu, giusto la frequenza necessaria per ripercuotersi sul cervello e scatenare una reazione fotosensibile. Uno studio successivo ha rivelato che quasi un quarto dei soggetti colpiti è stato vittima di convulsioni almeno una volta nel corso dei cinque anni seguenti alla trasmissione dell'episodio.
L'incidente è servito per ricordare come gli stimoli visivi, quali appunto le luci intermittenti ed i circoli rotanti, possono portare ad un'alterazione della coscienza. Si ritiene che circa una persona su 4000 sia suscettibile di attacchi causati da queste visioni e, comunque, il numero dei soggetti che hanno subito dei danni in seguito alla puntata dei Pokemon ha fatto sì che qualcuno iniziasse a porsi degli interrogativi su queste immagini.
L'episodio ha rappresentato inoltre un chiarissimo esempio di come il cervello umano può essere manipolato e di come la coscienza può essere alterata su scala di massa. Quest'anno infatti sono stati resi noti dei documenti dell'esercito statunitense che facevano esplicitamente riferimento alla puntata dei Pokemon e in cui ci si chiedeva come i militari potessero sviluppare armi in grado di riprodurre effetti simili.
“Si ritiene che utilizzando un metodo in grado di stimolare le sinapsi nervose direttamente attraverso un campo elettrico, circa il 100% degli individui sarebbe suscettibile all'induzione dell'attacco”, si legge nei documenti. Stando a questi i ricercatori dell'esercito erano convinti che in qualunque prigioniero potesse essere causato un attacco attraverso “la stimolazione diretta del cervello”, utilizzando un'arma ad impulso elettromagnetico lanciata da “centinaia di miglia” di distanza.
I documenti citano altre armi potenziali, come l'utilizzo delle frequenze radio per manipolare la temperatura corporea e “simulare la febbre”. L'esercito afferma che la ricerca su queste armi è stata interrotta ad uno stadio relativamente iniziale. Tuttavia da allora sono state attivamente impegnate varie tipologie di armi non letali, compresi i raggi di calore  ed i dispositivi audio. 
Inoltre all'inizio di quest'anno gli ufficiali russi hanno annunciato che anche loro stanno sviluppando la stessa tipologia di “Armi zombie”. L'Herald Sun, organo d'informazione australiano, ha riportato che la pistola ad energia concentrata sarebbe in grado di centrare come bersaglio il sistema nervoso centrale, infliggendo diversi livelli di sofferenza e, fondamentalmente, trasformando i nemici in “zombi”. 
Stando a quanto si dice il leader russo Vladimir Putin ha dichiarato ai giornalisti che “...gli effetti di questa tecnologia sono comparabili a quelli delle armi nucleari, ma risultano molto più accettabili in termini di ideologia politica e militare”. La prossima generazione di armi non letali attualmente in fase di sviluppo include energia diretta, geofisica, energia da moto ondoso, genetica ed anche le armi psicotroniche. [Articolo Originale - Fonte].

Polizia precrimine, un software per prevedere in anticipo i reati... Potresti essere un criminale, anche se non lo sai ancora!


Polizia precrimine, un software per prevedere in anticipo i reati... Potresti essere un criminale, anche se non lo sai ancora!


Grazie alla tecnologia, la polizia ha davanti a sé un brillante futuro — e non solo perché adesso può cercare potenziali sospetti su Google. Altre due novità, meno evidenti, le renderanno il lavoro più semplice ed efficace, sollevando però molte questioni spinose in materia di privacy e di libertà civili.
Nell’era dei dati disponibili in grande quantità, il lavoro della polizia — come molti altri — viene ripensato, perché ci si aspetta che un’analisi più vasta e approfondita delle informazioni sui crimini del passato, con l’aiuto di algoritmi sofisticati, sia in grado di prevedere i reati futuri. Questo metodo, nato da pochi anni, è conosciuto come predictive policing (polizia predittiva) e molti lo considerano una rivoluzione nel modo di lavorare della polizia. La polizia americana ne è entusiasta e gli europei, a partire dagli inglesi, stanno adeguandosi.
Ecco come funziona. Il dipartimento di polizia di Los Angeles — il Lapd — sta usando un software chiamato PredPol: analizza le statistiche pubblicate negli anni passati per reati come il furto, divide l’area da pattugliare in zone, calcola in esse distribuzione e frequenza dei reati, e poi indica le zone da sorvegliare. L’idea che rende attraente questa procedura è che sia molto meglio prevenire un reato che arrivare dopo e dover indagare. I poliziotti non cattureranno più i criminali in azione, ma la loro presenza nel posto giusto al momento giusto servirà da deterrente. Sembra un criterio del tutto logico. Infatti le cinque divisioni di polizia che a Los Angeles utilizzano questo software hanno visto la criminalità diminuire del 13 per cento. Santa Cruz, che pure usa PredPol, ha visto i furti calare di quasi il 30 per cento.
Se le «previsioni» di questo tipo hanno un’aria familiare, è perché i loro metodi sono stati ispirati dalle società che operano in Internet. In un articolo uscito nel 2009 sulla principale rivista della polizia, un alto ufficiale del Lapd lodava la capacità di Amazon di «capire i particolari gruppi esistenti tra i suoi clienti e di riuscire a individuare i loro modelli di acquisto», il che consente alla società «non solo di anticipare, ma anche di promuovere o plasmare il comportamento futuro». Così, proprio come gli algoritmi di Amazon consentono di prevedere quali libri probabilmente compreremo nel futuro, algoritmi simili potrebbero dire alla polizia quanto spesso—e dove—alcuni reati potrebbero verificarsi di nuovo.
Non è possibile analizzare gli algoritmi di Amazon: sono imperscrutabili e non sono stati sottoposti a controlli esterni. Amazon afferma che la segretezza le permette di rimanere competitiva. Ma non si può applicare la stessa logica alla polizia: se nessuno potrà esaminare gli algoritmi — cosa probabile, il software predittivo sarà creato da imprese private—non sapremo quali pregiudizi e pratiche discriminatorie potrà contenere. Ad esempio, la criminalità tende a verificarsi in quartieri poveri emultietnici.
Gli algoritmi—con la loro presunta oggettività — potrebbero legittimare un’analisi ancor più approfondita delle caratteristiche razziali? Nella maggior parte dei regimi democratici di oggi, la polizia deve avere buoni motivi—prove, non congetture— per fermare qualcuno per strada e perquisirlo.Ma, armata di questo software, potrebbe limitarsi a sostenere che sono stati gli algoritmi a dirle di farlo? E come potranno gli algoritmi testimoniare in tribunale?
C’è poi il problema dei reati non denunciati. Molti stupri e furti non lo sono. Anche in assenza di denunce, la polizia ha spessomodo di sapere quando qualcosa di anomalo si verifica nel suo quartiere. La polizia predittiva tenderebbe però a sostituire questo tipo di conoscenza diretta con l’ingenua fiducia nel potere delle statistiche. Se per guidare il lavoro della polizia vengono usati solo i dati sui crimini denunciati, alcuni tipi di reato potrebbero non essere mai presi in esame e mai perseguiti.
Un’altra nuova tendenza potrebbe rendere il lavoro della polizia più facile e, se combinata con il metodo predittivo, produrre risultati ancor più controversi. Società comeFacebook stanno sempre più utilizzando gli algoritmi e la mole di dati disponibile per prevedere quali tra i loro utenti potrebbero commettere dei reati. Funziona così: i sistemi predittivi di Facebook possono individuare certi utenti come sospetti studiando alcuni indizi comportamentali (l’utente invia messaggi solo ai minori di 18 anni? Ha contatti quasi esclusivamente con donne? Usa spesso parole chiave come «sesso» o «appuntamento»?). Lo staff di Facebook potrebbe esaminare quei casi e, se necessario, segnalarli alla polizia.
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L’agenzia giornalistica Reuters ha recentemente reso noto che Facebook, grazie ai suoi algoritmi predittivi, ha individuato un uomo di mezza età che parlava di sesso con una tredicenne e si accordava per incontrarla il giorno dopo. La polizia ha contattato l’adolescente e ha catturato l’uomo. Non si tratta però solo di algoritmi. Facebook ammette che ricava informazioni dagli archivi delle chat reali che hanno preceduto reali aggressioni sessuali.
È difficile mettere in discussione l’applicazione di questi metodi se servono ad arrestare maniaci sessuali che cercano prede tra i bambini. Ma si noti che Facebook può fare qualsiasi tipo di indagine poliziesca: individuare potenziali spacciatori di droga, identificare potenziali trasgressori del copyright, e, sulla scia delle rivolte dello scorso anno in Gran Bretagna, dare un volto alla prossima generazione di facinorosi.
La polizia sta già studiando i siti dei social network per captare segni di inquietudine. Ma, a differenza di Facebook, non ha il quadro completo: le comunicazioni private e le azioni «silenziose»—quali link si cliccano e quali pagine si aprono—rimangono invisibili. Facebook, invece, come Amazon con i libri, è a conoscenza di tutto questo—il suo potere predittivo è destinato a essere assai maggiore di quello della polizia.
Mentre la polizia ha bisogno di un mandato per accedere ai dati privati di qualcuno, Facebook può esaminare i dati dei suoi utenti quando vuole. Per la polizia potrebbe essere un gran vantaggio se a fare tutto questo lavoro sporco fosse Facebook, dato che il suo sistema investigativo non deve passare attraverso i meccanismi giudiziari. Con una adeguata quantità di dati e gli algoritmi giusti, tutti noi potremmo diventare dei sospetti. Che cosa succederebbe se Facebook ci denunciasse alla polizia prima che avessimo commesso un reato? Dovremmo cercare di capire qual è il nostro reato e passare il resto della vita a tentare di ripristinare la nostra reputazione? E se gli algoritmi sbagliassero?
I vantaggi dei metodi di polizia predittiva potrebbero essere reali, ma lo sono anche i pericoli. La polizia deve sottoporre i suoi algoritmi a un controllo esterno ed evitare che si basino su pregiudizi. I siti di social network devono stabilire norme chiare su quanto estendere al loro interno questi metodi di polizia predittiva e fino a che punto tracciare il profilo dei propri utenti. Facebook potrebbe essere più efficace della polizia nel predire i crimini, ma non gli può essere consentito di assumere questo ruolo senza che aderisca alle stesse norme che regolano quel che alla polizia è o non è consentito in una democrazia. Non possiamo aggirare le procedure legali e sovvertire le norme democratiche in nome dell’efficienza.

mercoledì 14 novembre 2012

Cassazione: i Cellulari fanno venire il cancro !!!


Cassazione: i Cellulari fanno venire il cancro !!!


cellulari fanno venire il cancro











Uno degli argomenti che mi sta più a cuore come cittadino, avvocato e blogger è certamente quello della disinformazione pilotata dalle grandi multinazionali.
Uno dei casi più eclatanti del passato è stato quello dell’Amianto (tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente per un bel po’ di tempo e gli effetti si sono visti dopo trent’anni).
Lo stesso sta succedendo oggi con il mercato dei telefonini: tutti sappiamo che fanno male, ma non essendoci niente di ufficiale, tutti continuiamo ad usarli e a farli usare ai nostri figli.
(Fate una prova: chiedete a dieci vostri amici a caso se loro pensano che il cellulare faccia male, poi scrivete in commento al presente post le vostre statistiche, rimarrete impressionati dalla loro omogeneità).
Cosa fanno i media in proposito? Niente di niente! Le ragioni potete arrivarci da soli a capirle.
Qual è il ruolo di internet, e il mio come blogger? Smascherarli, o almeno informarvi sulle ultime novità.
Mentre per il caso del Gatto Tommasino (inventato dall’avv. Canzona) i telegiornali ci hanno rotto le palle per giorni interi, della sentenza della Cassazione secondo cui sarebbe stata raggiunta, in causa, la ragionevole certezza che il cellulare sia cancerogeno, nessuno ne ha parlato!
Secondo la Suprema Corte, bisogna dare massimo valore a studi indipendenti che dimostrerebbero come l’esposizione costante alle onde elettromagnetiche di cordless e cellulari sia concausa di malattia tumorali.
Dette ricerche sconfessano quindi quelle invece finanziate dall’industria del “mobile”, di segno opposto.
Nel caso deciso dalla Corte di Cassazione è stata riconosciuta l’invalidità a un ex dirigente esposto, per causa del proprio lavoro, alle onde di cellulari e cordless e che, in forza di ciò, aveva riportato un tumore al nervo trigemino sinistro.
Di seguito il testo della sentenza, che vi consiglio di leggere:

Con sentenza del 10 - 22.12.2009 la Corte d'appello di Brescia, in riforma della pronuncia di prime cure, condannò l'Inail a corrispondere a M. In. la rendita per malattia professionale prevista per l'invalidità all'80%.
Il Tizio M. aveva agito in giudizio deducendo che, in conseguenza dell'uso lavorativo protratto, per dodici anni e per 5 - 6 ore al giorno, di telefoni cordless e cellulari all'orecchio sinistro aveva contratto una grave patologia tumorale; le prove acquisite e le indagini medico legali avevano permesso di accertare, nel corso del giudizio, la sussistenza dei presupposti fattuali dedotti, in ordine sia all'uso nei termini indicati dei telefoni nel corso dell'attività lavorativa, sia all'effettiva insorgenza di un "neurinoma del Ganglio di Gasset'' (tumore che colpisce i nervi cranici, in particolare il nervo acustico e, più raramente, come nel caso di specie, il nervo cranico trigemino),con esiti assolutamente severi nonostante le terapie, anche di natura chirurgica, praticate; sulla ricorrenza di tali elementi fattuali, come evidenziato nella sentenza impugnata, non erano state svolte contestazioni in sede di appello, incentrandosi la questione devoluta al Giudice del gravame sul nesso causale tra l'uso dei telefoni e l'insorgenza della patologia.
La Corte territoriale, rinnovata la consulenza medico legale, ritenne di dover seguire le conclusioni a cui era pervenuto il CTU nominato in grado d'appello, osservando in particolare quanto segue:
- i telefoni mobili (cordless) e i telefoni cellulari funzionano attraverso onde elettromagnetiche e, secondo il CTU, "In letteratura gli studi sui tumori cerebrali per quanto riguarda il neurinoma considerano il tumore con localizzazione al nervo acustico che è il più frequente. Trattandosi del medesimo istotipo è del tutto logico assimilare i dati al neurinoma del trigemino"; in particolare era stato osservato che i due neurinomi appartengono al medesimo distretto corporeo, in quanto entrambi i nervi interessati si trovano nell'angolo ponto-cerebellare, che è una porzione ben definita e ristretta dello spazio endocranico, certamente compresa nel campo magnetico che si genera dall'utilizzo dei telefoni cellulari e cordless;

domenica 11 novembre 2012

Robot progettati per far rispettare le leggi


Robot progettati per far rispettare le leggi


Clicca per ingrandireSulla scia dell’uragano Sandy, il Pentagono ha chiesto che una squadra di “robot di salvataggio” possa essere progettata in tempo per la prossima “calamità naturale”.
La sfida di DARPA Robotics sta mettendo fuori la richiesta di una forza di speciali robot progettati con avanzati sistemi di cibernetica e elettronica che possano essere dotati di pensiero autonomo, il tutto per mitigare il rischio per la vita umana quando vi sia una missione di salvataggio.
Ecco quanto detto dal portavoce dell’Advance Defense Research Projects Agency (DARPA): “i nostri migliori strumenti robotici stanno aiutando a farci farte passi da gigante, ma non sono ancora abbastanza robusti e in grado di funzionare in tutti gli ambienti ed eseguire le attività di base necessarie per mitigare una situazione di crisi.
DARPA ha assegnato alla Boston Dynamics, Inc. un contratto di 10,9 milioni dollari per la produzione di robot umanoidi che sono costruiti come gli esseri umani, hanno sulla testa un sensore con a bordo capacità di calcolo incredibile.
Il completamento del progetto è previsto per il mese di agosto del 2014. Un altro interesse DARPA nella robotica è l’Avatar per l’assegnazione dei robot e essenziale nei progetti dei futuri super-soldati, che ha dedicato por ora 7.000 mila dollari dei 2,8 miliardi dollari nel bilancio 2012 per via dello sviluppo di “interfacce e algoritmi per consentire un soldato in modo efficace di collaborare con un robot semi-autonomo bi-piede e di permettere alla macchina di agire come surrogato del soldato”. Questi umano-robot controllati saranno in grado di “ripulire una stanza” e “facilitare il controllo sentinella e combattere anche per il recupero. “Eppure questi” terminator “potrebbero essere facilmente l’arma più efficace contro disordini civili o rivoluzionari radicali che non sottoscrivono l’agenda globalista del NWO.

venerdì 9 novembre 2012

Asteroidi in avvicinamento: le ultime due minacce secondo la CNN e la Nasa


Asteroidi in avvicinamento: le ultime due minacce secondo la CNN e la Nasa




Questa volta a dare la notizia ci si è messa anche la CNN. “Secondo indiscrezioni di dipendenti e scienziati della Nasa”, si legge, “un asteroide soprannominato Nibiru si sta muovendo verso la Terra, con un 30 per cento di probabilità di collisione. È comprensibile che la Nasa per il momento tace, per non provocare il panico e raccogliere tutte le notizie utili a un comunicato ufficiale, ma alcune voci non confermate sostengono che l'asteroide abbia le dimensioni del Texas e la data prevista per la collisione è abbastanza ampia, compresa tra novembre e dicembre, entro la fine dell'anno”.
L'articolo, pubblicato il 5 novembre, ha provocato il caos tra quanti ci credono e tra gli scettici. È rimbalzato sui social network con la stessa velocità con cui l'asteroide di cui parla si starebbe dirigendo verso di noi, determinando di fatto il panico. Tuttavia, dietro la notizia si nasconde il colpo di scena. Il sito che riporta la notizia, non è quello ufficiale della CNN, ma una sorta di blog della stessa redazione che ospita le opinioni e i pareri dei lettori, consentendo loro di scrivere articoli in grado di balzare ai vertici dei motori di ricerca e suscitando scalpore tra i più.
Tuttavia, non c'è proprio da star tranquilli. Questa volta è la Nasa ad esporsi. Gli scienziati del Deep Space Network Antenna di Goldstone, in California, hanno ottenuto diverse immagini rada dell'asteroide 2007 PA8, grazie ai numerosi dati raccolti negli ultimi giorni di ottobre.
asteroide 2007 PA8
2007 Pa8 è passato a circa 10 milioni di chilometri di distanza dalla Terra il 28 ottobre, e a 9 milioni di chilometri il 30. Come si vede nell'immagine, quello osservato è il suo polo nord. E in ognuna è riportata la stessa scala. L'oggetto così pare essere largo 1,6 chilometri e avrebbe una forma allungata ed irregolare; la sua superficie presenterebbe creste e crateri e la sua rotazione è molto lenta, compiendosi ogni 3 o 4 giorni.
Il team di ricerca del JPL ha ripreso l'oggetto grazie alle sue dimensioni notevoli e al suo passaggio ravvicinato con la Terra. Si calcola che il punto massimo di avvicinamento si sia avuto il 5 novembre alle 16.42 UTC. In quel momento l'asteroide è passato a circa 6,5 milioni di chilometri da noi, ossia 17 volte la distanza tra la Terra e la Luna, senza creare alcun problema al nostro pianeta.
Ma se Nibiru si è dimostrato un asteroide prossimo alla burla, sebbene ancora in attesa di conferma, quello osservato dalla Nasa sembra essere una minaccia più reale. Nonostante le rassicurazioni della Nasa sul 21 dicembre 2012, che sia anche questo uno dei probabili "candidati" che condurranno alla fine del mondo?

Super armi mentali pronte all'uso per il controllo di massa?

Super armi mentali pronte all'uso per il controllo di massa?


Super armi mentali pronte all'uso per il controllo di massa ? articolo completo su satelliti spia blog - LINK
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domenica 4 novembre 2012

Strani suicidi o incidenti: 15 morti misteriose dopo la tragedia


Strani suicidi o incidenti: 15 morti misteriose dopo la tragedia 


 Strani suicidi o incidenti: 15 morti misteriose dopo la tragedia ROMA - Infarti che uccidono all'improvviso uomini nel fiore degli anni. Incidenti stradali misteriosi, dove gli investitori non vengono mai trovati. Suicidi con tre colpi di pistola all'addome. Incidenti aerei con velivoli carbonizzati e vittime intatte. Sottufficiali dell'aeronautica, piloti, generali, politici, un medico: ci sono almeno altre 15 morti misteriose, che incombono sul Grande Mistero di Ustica. Quindici morti che hanno dato origine ad altrettante inchieste, 15 morti senza un perche'. Unite da un unico filo rosso: tutte le vittime avevano qualcosa a che fare con l'abbattimento del DC9 Itavia. E di tutte, la fine piu' inquietante, piu' oscura, e' forse quella di Ivo Nutarelli e Mario Naldini: amici da sempre, piloti delle Frecce Tricolori, i loro aerei si urtarono il 28 agosto '88 durante un'esibizione a Ramstein, in Germania. Settanta morti e 400 feriti, una strage terrificante. Naldini e Nutarelli la sera di Ustica si erano alzati in volo dall'aeroporto militare di Grosseto per intercettare i due aerei "irregolari" che volavano accanto al DC9. Ma qualcuno, aveva poi confidato Naldini ad un amico, li aveva fatti rientrare alla base. Senza spiegazioni. Quando i giornali avevano raccontato la storia di quella notte e del ruolo dei due piloti, c'era subito stata una drammatica reazione: Giampaolo Totaro, ufficiale medico delle Frecce Tricolori per otto anni, si era impiccato alla porta del bagno di casa. Era il 2 novembre del '94. E Totaro diventava il quindicesimo morto della serie. Il primo si chiamava Giorgio Tedoldi, era il comandante della base di Grosseto la notte di Ustica: l'8 agosto del 1980, due mesi dopo la tragedia del DC9, la sua auto aveva sbandato all'improvviso mentre percorreva la via Aurelia, e si era schiantata contro un platano. Il colonnello era morto sul colpo, assieme alla moglie e ai due figli. In mezzo, una lunga scia di sangue. Il capitano pilota Maurizio Gari, morto d'infarto a 32 anni. Era il capoturno del radar di Poggio Ballone. Il sindaco comunista di Grosseto Giovanni Finetti, morto in un incidente: faceva domande ai militari del "suo" aeroporto. E poi il maresciallo identificatore del radar di Poggio Ballone Alberto Mario Dettori, trovato impiccato a un albero. Il generale Licio Giorgieri, assassinato da un commando di terroristi. "Quella" sera era in volo con un generale indagato da Priore. E ancora il maresciallo Ugo Zammarelli, in servizio alla base Nato di Decimomannu, ucciso da un motociclista pirata, il maresciallo Antonio Nuzio, suicida con tre colpi di pistola all'addome, il capitano di fregata Antonio Sini, morto nel rogo del traghetto "Moby Prince", il colonnello Sandro Marcucci, caduto con un Piper antincendio, l'ammiraglio Giovanni Torrisi stroncato da un infarto. Fino al generale Roberto Boemio, ex sottocapo di stato maggiore, assassinato a Bruxelles a coltellate da due sconosciuti.